martedì 3 dicembre 2013

Tornano in Italia orsi, camosci, foche, grifoni e falchi

(AGI) - Roma - Orsi, camosci, foche, ma anche grifoni e falchi pescatori. Sono questi i "big five" che hanno fatto il loro ritorno in grande stile nelle nostre montagne, sulle nostre coste, nei nostri mari, grazie alla ricerca scientifica e alle conoscenze sul campo acquisite e applicate nelle aree protette italiane. Numeri e storie importanti legati all'eccellenza scientifica italiana che sono stati presentati oggi durante il Convegno "I Parchi incontrano la scienza" che si e' tenuto a Roma. Sono oltre 1.700 le ricerche selezionate, tra i 4.000 studi scientifici realizzati nel grande laboratorio open air offerto dal sistema delle aree protette italiane: 6.000 chilometri percorsi, 54 esperti e tecnici coinvolti e 23 persone di riferimento sul territorio. "I parchi non sono conservazione statica, ma anche ricerca scientifica applicata al ritorno della massima biodiversita' possibile nella penisola", ha spiegato il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri. "La ricerca e' parte essenziale dell'innovazione legata al territorio che e' il 'marchio di fabbrica' della green economy. E la ricerca italiana in campo ambientale ed ecologico e' tra le piu' interessanti, dal punto di vista dei risultati gestionali delle aree protette e in generale della biodiversita'", ha aggiunto. Durante il convegno sono stati presentati alcuni esempi di eccellenza, a testimoniare il successo di tutela e ricerca. Tra questi, il ritorno del Grifone in Sicilia, dove era considerato ormai estinto dagli anni Sessanta. Scomparso a causa dei bocconi avvelenati disseminati all' epoca legalmente sul territorio, e' oggi possibile di nuovo osservarlo mentre sorvola i Nebrodi, la piu' grande area protetta della Sicilia. Risiedono ormai sull'sola 30 coppie, originarie da alcuni esemplari reintrodotti dalla Spagna. "Le aree protette hanno dimostrato una notevole capacita' di realizzare progetti e azioni per proteggere la natura", ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza presidente nazionale di Legambiente. "E' merito dei parchi se oggi alcune di queste specie prioritarie non sono piu' a rischio e altre sono state reintrodotte con successo, e soprattutto se il nostro e' tra i Paesi piu' ricchi di biodiversita' in Europa", ha concluso.

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