martedì 19 febbraio 2013

Quattro cani uccisi con bocconi avvelenati in pochi giorni

immagine da web
E' allarme in un quartiere dell'immediata periferia di Arezzo dove si stanno verificando frequenti casi di cani morti per avvelenamento. L'ultimo oggi quando una bestiola e' morta poco prima delle 13 a causa di un boccone trovato nei giardini pubblici di fronte a un centro commerciale, frequentanti da mamme e bambini.

Si tratta del quarto decesso in pochi giorni. Il presidente dell'associazione Nature and Horse Antonio Rauti ha indetto una riunione straordinaria dei 419 soci dell'associazione finalizzata a creare un gruppo di volontari disponibili a creare ronde per individuare ulteriori bocconi avvelenati ed eventuali avvelenatori.

sabato 9 febbraio 2013

Cani uccisi perché disturbavano le lepri




Lepri. Sarebbe solo uno sporco affare di cattura e vendita di lepri. Sullo sfondo gente senza scrupoli (e non certo cacciatori) che, per tutelare le cucciolate, non esita a disseminare esche avvelenate fra i tratturi e le carrarecce di campagna, uccidendo gli animali che mangiano i bocconi avvelenati.

Questo il primo particolare che emerge dalle indagini in corso a Pavone Mella sulla misteriosa moria di cani. Nove sino ad ora gli esemplari trovati morti o che si sono spenti tra le mani dei padroni disperati dopo aver consumato dei bocconi avvelenati. Ma al triste elenco di carcasse di bastardini delle cascine si aggiungono quelle di volpi, tassi e faine, animali protetti anche se ritenuti predatori di pollai.

Ad uccidere esche avvelenate con un potente e vietato insetticida, il «carbofuran», un geodisinfestante largamente impiegato anche in Italia, il cui nome è tristemente noto per la moria di leoni in Kenya, tanto da indurre al divieto d' uso a livello internazionale. Ma la moria di cani diventa anche un'emergenza sanitaria: ieri l'avvelenamento ricondotto a dosi massicce di pesticidi ha portato alla costituzione di un tavolo di coordinamento in Prefettura per avviare le procedure previste dall'ordinanza 10 febbraio 2012 del Ministero della Salute.

L'analisi dell'Istituto Zooprofilattico di Brescia non lascia infatti dubbi: i bocconi avvelenati hanno una concentrazione di insetticida sino a 1,583 mg/kg, quando la dose considerata pericolosa per l'uomo è di 1 mg/kg secondo dati vecchi, poi superati dal divieto di uso. Non per nulla la Comunità Europea ha messo al bando tutti i pesticidi e gli insetticidi contenenti il carbofuran, lasciando il tempo finestra per smaltire le scorte residue fino al 13 dicembre 2008. Non di meno va detto che il prodotto è acquistabile all'estero, Romania e Slovenia, dunque la sua reperibilità è relativamente semplice.

Ora le indagini puntano all'ambiente della cattura delle lepri. I cacciatori vengono escludi a priori e anzi, a loro viene rivolto l'appello di sorvegliare il territorio per tutelare fauna e cani. L'interesse di abbattere i randagi apparterrebbe invece a qualcuno che vuole proteggere le cucciolate, dato che come noto le lepri non costruiscono tane sotterranee, ma sfruttano per partorire depressioni del terreno.

Da qui estese indagini da parte della Polizia Provinciale, mentre dalla Prefettura emerge la necessità di avviare «tempestivamente» la bonifica del territorio con spese presumibilmente a carico del Comune di Pavone Mella. Indignata la comunità del paese: «È pazzesco pensare che possa esserci gente che avvelena l'ambiente con pericoli di morte anche per l'uomo per garantirsi i 350 euro a coppia che prendono dalla vendita delle lepri vive». Già oggi gli uomini della Protezione Civile di Pavone Mella interverranno nelle operazioni di bonifica della zona delle Martinenghe usando cani muniti di museruola. Qui l'appello dei sanitari: in caso di avvelenamento far vomitare il cane con acqua e tanto sale e non toccare la saliva bavosa. L'ingestione casuale provoca la morte anche nell'uomo.

(Giornaledibrescia.it)

mercoledì 6 febbraio 2013

Parco Gran Sasso. Convegno "Strategia contro l’avvelenamento della fauna in Italia"



Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. “(Assergi, 06 Febbraio 2013) – Il 28 febbraio 2013 si svolgerà a Roma, presso l’Auditorium del Ministero della Salute, il convegno “Strategia contro l’avvelenamento della fauna in Italia” organizzato dall’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga nell’ambito del progetto LIFE ANTIDOTO.Oggi la battaglia contro l’avvelenamento volontario della fauna viene combattuta con armi spuntate e, talvolta, con poca determinazione. Il convegno, tra i vari obiettivi, si pone quelli di sollecitare un più deciso impegno da parte degli enti competenti, di far emergere i punti di forza ed i punti deboli nella lotta all’uso dei bocconi avvelenati, di promuovere la condivisione delle esperienze maturate da molti soggetti e di proporre misure finalizzate a migliorare significativamente la capacità di contrastare il fenomeno e quella di prevenirlo.Si partirà, perciò, dall’analisi della normativa vigente e delle esperienze di chi si trova sul campo ad affrontare il rinvenimento di bocconi o carcasse di animali selvatici e domestici morti per avvelenamento e che, pertanto, conosce bene quali siano gli ostacoli tecnici, legislativi, burocratici ed “umani” che rendono difficoltosa l’individuazione dei responsabili.Si confronteranno su questi temi biologi e naturalisti, veterinari, personale del Ministero della Salute, dei Carabinieri per la Tutela della Salute NAS e del Corpo Forestale dello Stato.Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga presenterà una pubblicazione intitolata “Strategia contro l’uso del veleno in Italia”, redatta con la collaborazione del Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico delle Regioni Lazio e Toscana, nella quale vengono proposte misure pratiche e disposizioni normative che possono risultare utili agli amministratori, ai legislatori, ai corpi di polizia, ai veterinari ed alle associazioni che vogliano avversare efficacemente l’uso del veleno. Sulla base di queste indicazioni è stata anche elaborata una proposta di legge.Altro tema centrale sarà rappresentato dai Nuclei Cinofili Antiveleno e dall’insostituibile ruolo che svolgono nella lotta all’uso del veleno, sia sul fronte della prevenzione che su quello della repressione. Primo in Italia grazie al progetto LIFE ANTIDOTO, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ha attivato questo prezioso strumento tre anni fa con la proficua collaborazione del Coordinamento Territoriale per l’Ambiente del Corpo Forestale dello Stato, che illustrerà attività e risultati dei due Nuclei Cinofili Antiveleno operativi nel Parco. Verranno, inoltre, fornite pratiche linee guida per formare e gestire un Nucleo Cinofilo Antiveleno al fine di agevolare gli eventuali soggetti, istituzionali e non, che volessero attivare simili unità in altre aree italiane.Il Parco Gran Sasso-Laga, infine, illustrerà anche gli altri interventi e misure di contrasto che ha intrapreso durante il complesso ed articolato percorso del progetto LIFE ANTIDOTO.Un prezioso contributo al dibattito verrà portato da due esperti della Regione Andalusia che porranno al centro dei propri interventi l’articolata strategia contro l’uso dei bocconi avvelenati che è in atto nella regione spagnola ed i risultati ottenuti dai nuclei cinofili che vi operano già dal 2007.Chiuderà gli interventi l’associazione toscana Dog At Work che sta addestrando cani per la ricerca del veleno e che vuole mettersi a disposizione di enti pubblici e forze di polizie per combattere l’uso dei bocconi avvelenati. Programma del convegno Scheda di iscrizioneManifestoLa data ultima per l’iscrizione al convegno è il 20 febbraio 2013. L’iscrizione è gratuita.”. Per ulteriori dettagli e per la consultazione di eventuali allegati o file multimediali, si rimanda alla fonte della notizia: www.gransassolagapark.it.

sabato 2 febbraio 2013

Strage di cani a San Giuseppe Jato. Uno è anche stato bruciato

Veleno ritrovato sul posto


SAN GIUSEPPE JATO (PALERMO) - Cani avvelenati nel territorio compreso tra San Giuseppe Jato e San Cipirello, nel Palermitano. Tre quelli che sono stati uccisi nelle ultime settimane: i volontari raccontano che due sarebbero stati gettati in una scarpata, mentre un altro sarebbe stato bruciato. "La gente - dice Sabrina Lo Greco - crede che avvelenare i cani con bocconi di cibo mortali sia la soluzione al randagismo. E' crudele". Gli episodi sono avvenuti in contrada Greco, ma anche nella zona di San Cipirello e lungo la strada che conduce a Piana degli Albanesi.

"E' un territorio difficile - aggiunge Sabrina - dove non ci sono associazioni animaliste. Qui soltanto io e Vittoria Marino, un'altra volontaria, siamo state subito pronte a segnalare quanto succede. Qui i randagi vengono avvelenati senza alcuna pietà e restano per giorni in strada. Anche la loro rimozione è un'utopia.

E' necessario un provvedimento per evitare stragi simili. I sopravvissuti sono quattro cuccioli. Alcuni di loro in questi giorni hanno trovato una famiglia e una casa: la loro mamma è stata uccisa - conclude Sabrina - e adesso soltanto due di loro devono ancora essere adottati". Chi è interessato ai cuccioli in foto può chiamare i numeri 3293714963 - 3274367642

(Livesicilia.it)

venerdì 1 febbraio 2013

Pavone Mella: dieci cani avvelenati con il pesticida

Tutti gli animali morti vicino alla stessa cascina. Indaga la polizia provinciale

Dopo i 24 gatti avvelenati a Maclodio, è la volta di dieci cani uccisi con bocconi inzuppati nel pesticida. Cambia il paese, questa volta siamo a Pavone Mella (sempre nella Bassa), ma non le modalità crudeli con cui uomini che odiano gli animali hanno agito. Questa volta però, come riportato dal Giornale di Brescia, ad indagare c'è anche la polizia provinciale, che sta vagliando altre segnalazioni provenienti dai paesi della Bassa.

LE MORTI VICINO ALLA STESSA CASCINA - Tutte le morti si sono verificate nei pressi della stessa cascina. I cani, bastardini che vivono nelle cascine della zona, dopo aver ingoiato i bocconi di carne avvelenata sono morti all'istante tra guaiti di dolore. Ma l'esca mortifera domenica mattina è stata ingoiata anche da un cucciolo portato a passeggio dal padrone. Inutile la corsa dal veterinario, che però ha consigliato di effettuare l'autopsia. Grazie all'esame sui resti di cibo trovati nell stomaco del cagnolino l'Istituto zooprofilattico ha capito che si trattava di un potente pesticida e ha allertato il distretto veterinario di Leno. Il timore è che ci possano essere sparse per la campagna altre esche simili. Un rischio per cani e gatti della Bassa orientale, non certo per l'ambiente. L'ipotetico inquinamento provocato dai bocconi intrisi di pesticidi non è nulla confronto alle dosi di anticrittogamici sparsi sui 55mila etttari di terreni nel periodo della semina.